Festa del lavoro? Esiste ancora il lavoro?
“La domanda sorge spontanea”, come direbbe un famoso giornalista, in una società affamata di occupazione il primo maggio assume una caratteristica diversa, è il giorno del dissenso. Non so se è capitato anche a voi, passeggiando per le vie del mio paese sono sempre più frequenti i negozi che chiudono battenti, lo squallore delle serrande abbassate.
I cartelli con “VENDESI” “AFFITTASI” “CEDESI ATTIVITA’ ‘” sono all’ordine del giorno e sono il polso di un mercato economico che sprofonda nell’abisso. Cosa fare? E’ difficile dare una risposta alle richieste che provengono da tutte le parti d’ Italia.
Sicuramente bisognerebbe aprirsi ad un mercato innovativo, innanzitutto la ricerca, non è vero come diceva poco tempo fa un ministro (?) che la cultura non produce guadagni, anzi sono le idee innovative che vengono vendute, quindi spazio alla ricerca e alla scuola, poi l’agricoltura via a provvedimenti che agevolano questo settore primario della vita pubblica, magari anche una chiusura ad un mercato estero che vende a poco prezzo prodotti di scarsa qualità a svantaggio della nostra merce.
Turismo, altra grande opportunità per l’ Italia, museo a cielo aperto, via alle energie alternative per non dipendere dai paesi arabi, insomma un pò di autarchia non ci farebbe male.Dobbiamo riscoprire il nostro incommensurabile valore con una giusta equità fra prezzo e qualità.
Rendere i nostri prodotti appetibili per il valore intrinseco e non perchè svenduti ad altri. Dobbiamo imparare a riamarci.